Blog

Un O.R.T.O. per Soriano
17
Lug

Un O.R.T.O. per Soriano

Marco di Fulvio di Marco Di Fulvio

Può sembrare un acronimo forzato, troppo orientato all’aspetto giocoso della parola, alla superficie del suono a tutti familiare: a Soriano nel Cimino, in provincia di Viterbo, tra le fitte distese monocratiche di noccioli destinati all’industria dolciaria inizia a trasmettere segnali luminosi l’associazione di promozione socio-culturale O.R.T.O., acronimo che sta a condensare la missione dell’associazione: Organizzazione Recupero Territorio e Ortofrutticole. Ma consideriamo l’antefatto.

Orto

Il territorio in cui intende operare l’associazione ha visto negli anni, dal dopoguerra, il progressivo trasferimento di tante porzioni di latifondo ai mezzadri e quindi ai loro eredi, in un processo di successiva divisione in piccoli appezzamenti di terreno sempre più valorizzati dal progredire della coltivazione intensiva del nocciolo. Un territorio in origine povero, con un’economia locale saldamente fondata sulla raccolta e trasformazione dei prodotti caratteristici della zona, ha potuto assurgere all’area della moderata prosperità (e in alcuni casi anche dell’agiatezza), nell’arco di un cinquantennio, grazie alla scelta collettiva della monocoltura. A questa monocoltura va riconosciuto l’innegabile pregio di aver contribuito all’integrazione dei redditi famigliari, in una collettività sempre più dedita ad attività del terziario e sempre meno caratterizzata dalla cultura rurale e agricola.

Cultura, quest’ultima, la cui scomparsa viene dai più e sempre più frequentemente riconosciuta e indicata come causa del depauperamento di un irrinunciabile tessuto di relazioni e azioni che hanno sempre garantito solidarietà fra la gente, rispetto e cura dell’ambiente, distribuzione dei benefici economici e per la salute all’interno della comunità. In altre parole: cibo, aria ed acqua sani, soccorso al vicino in difficoltà, ridotto rischio di eventi disastrosi come alluvioni, frane e crolli, un paesaggio piacevole.

Ciò che ora si propone la neonata associazione O.R.T.O. non è certo di agire nel mutuo soccorso, né di proporre modelli di archeologica riscoperta del sapiente sistema di vita rurale d’antan. Vuole però, e per certo, aiutare fasce di popolazione forzatamente distanti dal contatto giornaliero con l’ambiente a considerare come l’ambito rurale, quel complesso sistema di rapporti fra natura e intervento dell’uomo che ha disegnato paesaggi e costituito radici culturali che hanno fortemente caratterizzato e fatto apprezzare nel mondo il nostro Paese, possa diventare un’opportunità di riscatto personale, di tutela di un bene comune, e, non ultimo, di attività produttiva imperniata su moderni criteri e assistita da tecnologie aggiornate.

A chi e a cosa sia rivolta l’iniziativa di O.R.T.O. è presto detto: l’agricoltura italiana è caratterizzata dalla presenza di pochi operatori, con un’elevata età media, con colture legate al passato e con poche prospettive di futuro. Delle 215.000 aziende agricole censite nel Lazio nel 2000, il 36% (77.500 aziende) aveva un conduttore con oltre 65 anni di età; gli ultra-sessantacinquenni rappresentavano nel Lazio il 24% degli addetti agricoli e fornivano il 48,5% del lavoro agricolo regionale.

Sullo sfondo della situazione economica nazionale attuale si proietta drammaticamente il dato relativo alla disoccupazione giovanile complessiva che ha superato la soglia del 42%, comprimendo destini individuali e familiari e soprattutto vanificando la possibilità di disporre di un tesoro di energie, intelligenze e potenzialità. Gli agricoltori con meno di 35 anni in Italia sono il 3% (65.000 in valori assoluti, 10%dell’imprenditorialità giovanile), contro la media del 6% della UE e oltre il 7% in Francia e Germania.

Il coltivatore diretto: il ruolo sociale oggi

Essere o diventare coltivatori diretti nel panorama socio-economico attuale può e deve significare anche riconoscersi cittadini, parte attiva di una comunità, parte che si propone come fattore di sviluppo e strumento di salvaguardia e valorizzazione locale operando uno spostamento di prospettiva dal “singolo destinatario” dell’attività agricola pura (il distributore o il consumatore finale del prodotto, ad esempio), ad un fitto reticolo di destinatari (settori produttivi e della distribuzione, ma anche ambito sociale, territoriale, culturale) come risultato di una progettazione e conduzione multidimensionale dello spazio agricolo e rurale.

Orto

Quello di O.R.T.O. è in sintesi un progetto di inclusione: degli appassionati di orticoltura, dei giovani in cerca di primo impiego e di chi sia portatore di disagio (fisico e sociale) nel mondo del lavoro, in particolare nel comparto agricolo, forse ad oggi l’unico che registra, a livello nazionale, un segno positivo di crescita economica; dei sapori, trascurati o dimenticati, e dei valori dell’agroalimentare nel quotidiano di famiglie, mense pubbliche, ristoranti, grande distribuzione.

Nel materiale di presentazione dell’associazione viene richiamato un elenco delle competenze e qualità che sono funzionali al buon esito dell’iniziativa: “l’esperto informatico, l’esperto agronomo, il vecchio coltivatore, l’esperto di marketing e comunicazione, il nutrizionista, lo psicologo/assistente sociale, lo storico delle tradizioni, il proboviro, il progettista esperto di fondi europei, il gestore di progetti, l’ape car e il sognatore…”. Ce n’è per tutti.

Fra gli interessati si è presentata da subito l’amministrazione comunale di Soriano nel Cimino, che ha messo a disposizione la sala consiliare in occasione di due conferenze organizzate dall’associazione il 15 marzo e il 5 aprile scorsi con il titolo “Agricoltura sostenibile e sviluppo locale” e che ha successivamente concesso ad O.R.T.O. l’uso e la conduzione di un’area destinata a verde pubblico, all’interno della quale sta nascendo un orto urbano a scopo didattico.

Le prossime attività saranno indirizzate alla promozione di un approccio all’alimentazione che integri gli aspetti della coltura sostenibile e biologica con quelli della scienza della nutrizione, presentando la riscoperta di ingredienti e sapori naturali (al Castello dei Sapori, in programma a Soriano nei giorni 18 e 19 ottobre) accompagnati da argomentazioni scientifiche sui perché e sui valori intrinseci di alcune ricette.

Le ragioni di un progetto

Una notazione finale dell’estensore di questo articolo, con la premessa esplicita che quanto segue non nasce da vis polemica o snobismo, ma da una connaturata propensione all’analisi critica dei tanti scenari in cui la libera iniziativa a scopo di pubblica utilità si muove.

Più di una volta mi è stato chiesto sulla piazza del paese, la vera arena socio-politica del borgo, perché mi sia dedicato a ideare ed avviare questo progetto, con lo scopo non celato di verificare la mia condizione economica (sottintendendo che ci potessero essere motivazioni di lucro personale) o anagrafica (dubitando che fossi già in pensione).

Debbo confessare che più per carattere che per convenienza ho costantemente assunto posizioni distanti da quelle comunemente attese: O.R.T.O. è, almeno negli intenti che ho voluto conferirle all’atto della costituzione, iniziativa frutto di un pensiero certamente scevro da quello che chiamerei “narcisismo della conversione” al buono semplice e naturale. Ed è distante, senza peccare di indifferenza, dal non-profit istituzionalizzato ed esercitato su un proprio fondo agricolo, situazione in cui all’osservatore attento può capitare di non distinguere l’intento di rivalutare la persona disagiata da quello di conferire valore aggiunto alla fattoria di privata proprietà.

Ebbene, O.R.T.O., come recita la “carta dei servizi” di recente adottata, si profila piuttosto come un’organizzazione a vocazione nomade, che prende in gestione a tempo determinato orti, giardini e fondi di terzi per restituirgli struttura, piacevolezza e produttività, con l’impegno a diffondere modelli di sostenibilità, recupero della biodiversità e imprenditorialità adeguata al contesto attuale.

“Frutto viene da fructus. In latino, lingua di giuristi, questo termine
non indica il frutto, ma proprio ciò che noi chiamiamo
usufrutto, il diritto di percepire e di utilizzare i prodotti di una
cosa la proprietà della quale resta a un altro. Più in generale,
fructus è il reddito di un bene, poi il risultato, il beneficio, la
ricompensa. La radice europea bhrug-, che ha prodotto fructus,
ha un senso più largo, il godimento procurato dai beni della
terra; fruges sono i suoi prodotti e fructuosus ciò che è fecondo,
fertile, ciò che rende, e da esso deriva l’aggettivo fruttuoso”.

(J. Brosse, Mitologia degli alberi, 1991)
kimamori.it@gmail.com

You are donating to : Greennature Foundation

How much would you like to donate?
$10 $20 $30
Would you like to make regular donations? I would like to make donation(s)
How many times would you like this to recur? (including this payment) *
Name *
Last Name *
Email *
Phone
Address
Additional Note
paypalstripe
Loading...